I corridori professionisti italiani chiedono alla stampa maggiore attenzione prima di associare il mondo del ciclismo al doping

Alla luce dei recenti episodi che hanno gratuitamente associato il mondo delle due ruote al doping, appare opportuno richiamare certa stampa ad una maggiore attenzione e professionalità. Come giustamente viene richiesto agli atleti serietà e rispetto delle regole, i corridori pretendono pari comportamento da parte di tutti coloro che con le loro parole possono incidere fortemente sull’immagine degli atleti.
Purtroppo, ai numerosi giornalisti che dimostrano competenza e conoscenza della materia, accade che ve ne siano altri che non perdono occasione di associare il ciclismo al doping in modo superficiale e/o gratuito (vedi La Repubblica sul caso “maglie nere” o il TG Olimpico di Rai2 nel commentare la positività del marciatore Alex Schwazer).
Come gli atleti che sbagliano sono costretti a pagare, così l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) richiede che gli addetti ai lavori che dispongono di potenti mezzi di comunicazione e commettono errori per lo meno chiedano pubblicamente scusa a un movimento che sta combattendo il doping in modo serio e rigoroso come pochi altri sport, concedendo alla errata corrige lo stesso spazio e la stessa rilevanza data alle notizie infondate che continuano a danneggiare questa disciplina.
Nessuno ha il diritto di additare il ciclismo quando si parla di doping, senza prove e in modo qualunquistico.